Non sai mai da dove spunterà il prossimo indizio sugli spostamenti dei misteriosi squali elefante. Questo era appeso in un ristorante di St Tropez: un animale decisamente giovanissimo, incappato nelle reti nel …1940! Occhi aperti, insomma, mi raccomando: e se vedete qualcosa di simile fatecelo sapere!!
Archivio mensile:giugno 2013
12.000 pezzetti di plastica al giorno: la dieta (involontaria) di un cetorino nel santuario Pelagos
Siena non è forse il primo posto che viene in mente pensando a squali, balene e tartarughe marine. Eppure è proprio qui, in un seminario organizzato dall’Università di Siena, che oggi e domani il mondo scientifico internazionale sta facendo il punto su quali effetti l’inquinamento, in tutte le sue forme, ha sugli animali marini. Alcune notizie fanno rabbrividire.
Francois Galgani ci ha informati di un discutibile primato del nostro mare: la concentrazione di microplastiche (cioè la plastica sbriciolata dall’azione del tempo e degli elementi) in Mediterraneo Occidentale è la più alta al mondo. Maggiore persino a quella delle tanto conosciuta “isola di plastica” del Pacifico (che poi isola non è, ma questo è un altro discorso).
Cristina Fossi dell’Università di Siena ha messo sotto osservazione i due animali più grandi del nostro mare – balenottere e gli squali elefante- per capire se i microscopici frammenti di plastica possano essere un problema per queste specie. La risposta, ovviamente, è si: nei tessuti di entrambe son state trovate tracce di ftalati, composti derivati dalla plastica. Anche perché una balenottera può inghiottire 70,000 litri di acqua in una boccata sola, e lo squalo elefante quando mangia filtra 800.000 litri di acqua in un’ora. Facendo un rapido calcolo, considerando le concentrazioni di microplastiche del Mediterraneo Occidentale… un cetorino può teoricamente inghiottire fino a 12.000 pezzetti di plastica al giorno!!!!
Queste informazioni fanno rabbrividire ma sono importantissime per capire – e auspicabilmente limitare – le minacce a queste specie a rischio estinzione e sono il risultato di una collaborazione dell’Università di Siena con l’Operazione Squalo Elefante, progetto di MedSharks con il supporto del CTS e della Fondazione Principe Alberto II di Monaco.